“Sulla fine ottobre del 1846 abbondanti piogge succedettero a copiose nevi cadute sulle cime delle montagne, sicchè queste per un caldo scirocco si sciolsero subitamente, e coll’acqua si precipitarono al basso nevi semi-squagliate che seco trascinavano terra, pietre e roccie con fracasso spaventevole.
Il Rio Vercellina nella Valle Grande gettò nella Stura tale quantità di materie che fecero argine alle acque del torrente, e per poco ne fu sospeso il suo corso, allagando la valle superioremente alle Migliere. Tutto ad un tratto sprigionate, le acque si gettarono con forza indescrivibile giù per la valle, e rompendo ogni ostacolo e seco trascinando roccie di smisurata grandezza, l’orrenda massa distrusse ponti, rovinò strade, schiantò case, e scavando un nuovo letto al torrente, le acque di poi cambiarono l’usato corso. I prati di rara bellezza che già adornavano le due sponde, furono convertiti in meno di quattro ore, dalle acque struggitrici, in un letto pieno di rocche e di ghiaia; ed ove attualmente scorre la Stura, esistevano i prati più rigogliosi…”
Così scrive Luigi Clavarino nel suo famoso “Saggio di Corografia statistica e storice delle Valli di Lanzo”

1931, Istituto Geografico Militare, Groscavallo, ingrandimento della zona Rio Vercellina, Rivotti e Migliere
Mio bisnonno Antonio Battista era nato da pochi anni (nel 1841) appena sopra le Migliere alla destra del Rio Vercellina nel comune di Groscavallo.
Da quella data ho seguito il fiume dei ricordi frugando nei documenti famigliari e negli archivi, con l’aiuto di amici e conoscenti. Ho cercato di seguirlo con lo stesso ottimismo dei miei antenati, quando, seguendo il torrente Stura ed il fiume Po che lo raccoglie, scesero nella pianura intorno a Torino.

